Della serie ritornano, i sottotitoli e la loro ritrovata dignità.

I sottotitoli nell’era dello streaming sono tornati di gran moda e nella loro modalità gratuita e nerd-gestita ci sono decisamente comodi. Divoriamo serie tv al posto dei poc corn e se non fosse per l’aiuto dei gentilissimi e super addicted sottotitolatori della notte, non riusciremo a vedere l’ultima puntata del nostro telefilm preferito ancora prima dei nostri amici ricchi della pay per view. Un po’ meno felici i meno addicted del settore, che si vedono tagliare fuori da quell’enorme mercato. Lo sappiamo, la rete è anche questo, le sue logiche prevedono lo sharing e l’open source. Ma i sottotitoli non hanno avuto vita facile e non sempre sono stati così tanto apprezzati e soprattutto non hanno avuto le forme che attualmente vediamo in sovraimpressione.

Il cinema, lo sappiamo, ebbe inizio il 22 marzo 1895, data della prima proiezione cinematografica a Parigi a opera dei fratelli Lumière. Sappiamo anche il grande successo che ottenne fin da subito e non potremmo non condividere la popolarità vertiginosa, che è andata crescendo trasformandosi in uno spettacolo di massa. Ma cosa sappiamo della nascita del primo sottotitolo?

La preponderanza dell’immagine delle prime produzioni cinematografiche fece nascere la percezione che la “settima arte” fosse un fenomeno puramente visuale, che si distaccava dalla letteratura e dalla fotografia per convertirsi in un nuovo linguaggio e così rimasero le cose fino all’avvento del cinema sonoro negli anni trenta del novecento. Già all’epoca del cinema muto, però, si ricorreva ad una prima forma di parola scritta per facilitare la comprensione di ciò che avveniva sullo schermo il così detto “intertitolo” o “didascalia”, il diretto precursore del sottotitolo. Gli intertitoli, usati per la prima volta in Europa nel 1903, erano brevi sequenze di commenti piuttosto esplicativi o di brevi dialoghi, impressi su uno sfondo opaco e proiettati tra due scene del film. Chi non si è mai immaginato anche solo per un secondo, un personaggio di quel buffo mondo semi immobile di difficile comunicabilità, con gli occhi languidi e lo stupore in faccia, che comunica per frasi sconnesse? Un mondo dove le parole più che descrivere erano fatte appositamente per lasciare sentimenti in sospeso. E nonostante ciò, a quel tempo figure come Charlie Chaplin non solo erano contrarie agli intertitoli ma ai dialoghi stessi, ritenendoli tanto poco necessari nei film quanto le parole nelle sinfonie di Beethoven.

didascalia film the artist

didascalia film the artist

L’avvento del sonoro impose ulteriori cambiamenti e la prima soluzione concepita per rendere comprensibile un film sonoro in un’altra lingua fu la pratica delle edizioni multiple: un film era letteralmente girato in versioni linguistiche diverse, con attori e talvolta registi diversi, utilizzando però lo stesso set. Sembra ovvio che ben presto questo macchinoso procedimento fu sostituito con la più pratica tecnica della sottotitolazione. Seguita poi dalla nascita del doppiaggio. La parola sottotitolo, nella sua accezione primaria, fa riferimento al titolo secondario che spesso segue il titolo originale del film e agli albori del cinema veniva usato per indicare gli intertitoli. Il significato moderno è nato con l’avvento del cinema sonoro e con la necessità di tradurre i dialoghi degli attori posizionandone il contenuto nella parte bassa dello schermo. Al contrario del doppiaggio, non c’è una data comunemente accettata per la nascita del sottotitolo. Lo studioso svedese Ivarsson assicura che i primi sottotitoli fecero già la loro comparsa nel 1909 pur non ottenendo buoni risultati. L’unica cosa certa è che la modalità della sottotitolazione fu la prima a essere utilizzata, anticipando di qualche anno il doppiaggio. Le motivazione sono tutte ti tipo estetico, in particolare fu proprio il fascino delle star di Hollywood. Gli spettatori europei, infatti, pur di sentire i loro attori preferiti nelle loro lingue originali, accettavano di buon grado il compito di leggere i sottotitoli. La frammentazione linguistica europea, però, causò non pochi problemi ai produttori nordamericani che, all’inizio, decisero di fare delle versioni sottotitolate solo in tre lingue: francese, spagnolo e tedesco, pretendendo di soddisfare così le varie comunità linguistiche. Si giocava sul fattore similitudine e si arrivava, in questo modo, a una pretesa omogeneizzazione di certe comunità linguistiche che erano costrette a vedere i film con sottotitoli in una lingua considerata affine. Questo tipo di atteggiamento era destinato al fallimento fin dall’inizio perché basato sull’imposizione di una lingua su un’altra, con la conseguente offesa di molte nazioni, soprattutto in un periodo post-bellico. Immaginiamoci oggi a seguire Game of Thrones in Francese o Spagnolo perché affini all’Italiano!

primi sottotitoli nella storia

primi sottotitoli nella storia

Il processo di sottotitolazione, comunque, ha subito varie trasformazioni nel corso degli anni e le maggiori in seguito all’avvento dei computer prima, e al passaggio dall’analogico al digitale dopo. A partire dagli anni ottanta, tecnologie tradizionali che erano manuali, fotochimiche e meccaniche sono state sostituite da quelle a laser ed elettroniche che velocizzano la produzione, abbassano i costi e migliorano il prodotto finale. Nonostante ciò per molto tempo il doppiaggio ha avuto un grande successo e tutt’ora continua ad averlo specialmente tra gli Italiani, anche se sono sempre più numerosi i puristi della lingua e gli amanti delle voci originali, che preferiscono veder scorrere velocemente le parole ma godere dell’interpretazione originale dei loro attori preferiti. Quindi ad oggi i sottotitoli resistono al più blasonato doppiaggio e rimangono un ottimo mezzo per riuscire a immergersi nel flusso di una lingua diversa dalla nostra senza perdere di fascino del suono di una voce e “il filo” del discorso.

“Come nascono i sottotitoli?” è a cura di That’s Parole.

Condividi/Share
facebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedinmail